Ambienti idonei alla coltivazione dei Tartufi
Specie di tartufo che vengono largamente coltivate in Italia:
Tuber melanosporum Vittad.
Tuber aestivum Vittad.
Specie scarsamente coltivate:
Tuber uncinatum Chat.
Tuber brumale Vittad.
Tuber brumale Vittad. forma moschatum Ferry
Tuber macrosporumum Vitt.
Tuber borchii Vittad.
Specie difficilmente coltivabili:
Tuber magnatum Pico
Tuber mesentericum Vittad
Tuber melanosporum Vittad. (Tartufo nero pregiato)
Terreno – E’ caratterizzato da una elevata permeabilità, calcarei e comunemente ricchi di scheletro che contribuisce ad aumentare la permeabilità. Lungo il profilo, che è più o meno profondo, sono presenti detriti della roccia madre che costituiscono una continua sorgente di calcio.
L’analisi della terra fine mostra una struttura franca o franco-sabbiosa , ricca di calcare, pH intorno a 8, materia organica circa 3% (varia da 1 a 6), rapporto C/N 12 – 13. Struttura stabile, non dinamica, caratterizzata da piccoli aggregati che assicurano una elevata porosità. Sono presenti lo zolfo, il ferro ed il rame. Gli ossidi di ferro colorano di rosso scuro il terreno e sembra conferiscano al tartufo nero un profumo delicato.
Tuber melanosporum Vittad. intero e in sezione
Clima – E’ di tipo sub-mediterraneo con limitato periodo di aridità estiva. Le precipitazioni annue variano da 600 a 900 mm, ben ripartite durante le stagioni: importanti sono i temporali estivi. La siccità prolungata nei mesi di luglio-agosto è responsabile di annate poco produttive. I freddi invernali eccessivi e prolungati (più di 10 giorni a -10°C) provocano il deterioramento dei carpofori
Vegetazione – Nella aree produttive “ Cave o Pianelli” la vegetazione è molto rada o quasi assente e l’ombreggiamento del suolo è assai imitato. Nei pianelli sono quasi sempre presenti una trentina di specie erbacee di piccola taglia e tali da far apparire il terreno quasi privo di vegetazione; alcune di queste sembra siano indicatrici di presenza della tartufaia: Silene vulgaris L., Hieracium pilosella Vall., Sedum sp.pl.,. Sanguisorba minor L., Anagallis foemina Mill., Chaenorhinum minus (L.) Lange, ecc.).
La specie arborea più frequente (80%) responsabile della formazione dei pianelli è la roverella (Quercus pubescens Willd.). Altre specie simbionti sono: il leccio (Quercus ilex L.), il cerro (Quercus cerris L,), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), il nocciolo (Corylus avellana L.), la farnia (Quercus robur L.), e i tigli (Tilia sp. pl.).
Le Specie arbustive frequenti nelle aree tartufigene sono: Juniperus sp.pl., Spartium junceum L., Prunus spinosa L., Crataegus monogyna Jacq., Cornus sanguinea L., Cistus incanus L., Cistus salvifolius L.
Orografia – L’altitudine è compresa i 100 metri s.l.m. nelle zone più settentrionali, ai 1000 metri s.l.m. nelle zone più meridionali. Va rilevato che l’altitudine, in seguito ai cambiamenti ambientale, è in aumento.
La pendenze e l’esposizione possono variare da un ambiente all’altro, anche se sono prevalenti le esposizioni a sud e ovest.
Le tartufaie si trovano soprattutto negli altopiani, nei pianori cacuminali o nelle pendici dei versanti; quasi mai nei fondovalle o lungo i fossati.
Il pianello si trova vicino a piante isolate o a filari di querce negli ex coltivi, nelle radure di boschi piuttosto dove il terreno, povero di arbusti e di cotica erbosa, è bene illuminato e riscaldato dal sole.
Ciclo riproduttivo
La formazione dei corpi fruttiferi inizia a Giugno-Luglio in seguito alle piogge primaverili. L’induzione alla fruttificazione si verifica in autunno – inverno.
La maturazione dei corpi fruttiferi si verifica a fine novembre e la raccolta prosegue fino ai primi di marzo.
Coltivazione – E’ una specie alquanto esigente nei confronti delle condizioni ambientali per cui va coltivata solo nei terreni idonei, dopo aver effettuato l’analisi del terreno dei diversi orizzonti pedologici, e in aree dove il tartufo si raccoglie allo stato spontaneo evidenziando un clima idoneo.
Tartufaia coltivata di Tuber melanosporum Vittad.
Pianello produttivo di Tuber melanosporum Vittad presso una giovane quercia.
Tartufaio alla ricerca del tartufo nero pregiato
Ambiente montano dove sono presenti tartufaie naturali di Tuber melanosporum Vittad.
Tuber aestivum Vittad. (Tartufo estivo o scorzone d’estate)
Terreno – Può crescere in tutti i terreni purché di origine calcarea. Preferisce i terreni calcarei, pur essendo possibile raccoglierlo anche in terreni decalcificati, purché sia presente dello scheletro calcareo. È una specie diffusa in tutta Europa, ed è certamente il tartufo più diffuso in Italia e quello che si sviluppa nelle più varie condizioni pedoclimatiche.
Origina pianelli meno evidenti rispetto a quello del tartufo nero. Si raccoglie anche nei boschi di latifoglie ed in pinete abbastanza fitte dove il pianello non è evidente. Non sono state rilevate particolari preferenze nei riguardi dell’esposizione e del grado di copertura della vegetazione.
Esemplari di Tuber aestivum Vittad.
Esemplare di Tuber aestivum Vittad. intero e in sezione
Clima – In Italia si raccoglie in climi molto diversificati cioè dal mediterraneo al continentale. In particolare ha una elevata escursione altimetrica che va dal livello del mare fino a 1700 m.s.l.m. e a latitudini molto varie cioè dalla Sicilia al Piemonte. Si sviluppa piuttosto in superficie, di rado si può rinvenire fino a 30 cm di profondità; sembra che preferisca un’areazione maggiore di quella presente negli orizzonti più profondi.
Vegetazione – Non mostra particolari esigenze nei confronti dell’ombreggiamento potendosi raccogliere in terreni molto soleggiati e in bosco. Al pari del tartufo nero la specie arborea più frequente nelle tartufaie è la roverella (Quercus pubescens Willd.). Altre specie simbionti sono il leccio (Quercus ilex L.), il cerro (Quercus cerris L,), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), il nocciolo (Corylus avellana L.), la farnia (Quercus robur L.), la rovere (Quercus petraea (Mattuschka) Liebl), i tigl (Tilia sp. pl.), varie specie di pino (Pinus nigra Arnold, P. pinea L., P. haòepensis Mill.), il faggio (Fagus sylvatica L.) e il castagno (Castanea sativa L.).
Orografia –L’altitudine varia dal livello del mare fino a oltre 1700 metri di quota. Non si rilevano preferenze di esposizione e di pendenza del suolo.
Ciclo riproduttivo – La formazione dei corpi fruttiferi si verifica in autunno inverno in seguito alle piogge autunnali. La maturazione dei tartufi si verifica in estate nei mesi di giugno e luglio. Nelle regioni meridionali la maturazione inizia già il mese di maggio mentre nel settentrione viene ritardata fino al mese di agosto.
Coltivazione – Essendo una specie dotata di notevole plasticità ambientale, può essere coltivata in quasi tutti i terreni, purché abbiano reazione da neutra a sub-alcalina e non siano fortemente compatti o molto argillosi. Essendo una specie molto variabile nei confronti dell’ambiente, si consiglia di utilizzare piante micorrizate da ecotipi locali di tartufi.
Tartufaia naturale di tartufo estivo, si noti il pianello poco evidente.
Ambiente naturale dove si raccoglie il tartufo estivo.
Tuber uncinatum Chat (Tartufo uncinato o scorzone d’inverno)
E’ una specie che non si differenzia dal tartufo estivo, ha le stesse esigenze pedologiche e la stessa vegetazione. Si raccoglie a quote elevate dove l’estate non è mai troppo calda e asciutta. Dal punto di vista morfologico non si differenzia dal tartufo estivo; a livello microscopico le spore hanno gli alveoli leggermente più profondi.
Si tratta di una varietà ecologica del tartufo estivo capace di superare l’estate e di maturare in autunno. La stessa varietà nei luoghi aridi e caldi matura nel periodo estivo. L’ambiente di maturazione più fresco si ripercuote nei corpi fruttiferi che hanno un peso specifico maggiore, una gleba più scura ed un aroma più intenso.
Ai fini della coltivazione vengono utilizzate le medesime piante micorrizate che vengono utilizzate per coltivare il tartufo estivo. Anche in questo caso si consiglia utilizzare piante micorrizate da ecotipi locali di tartufi.
Faggeta dove si raccoglie il tartufo uncinato.
Tartufaia naturale di tartufo uncinato.
Tuber Borchii Vittad. (Tartufo bianchetto)
Terreno – IL bianchetto cresce in svariate tipologie di terreni, da quelli più sciolti e sabbiosi a quelli collinari argillosi a reazione alcalina e anche sub-acida.
Preferisce i terreni sabbiosi: allo stato naturale è frequente nelle sabbie costiere in associazione soprattutto con i pini (Pinus pinea L., Pinus nigra Arnold e Pinus pinaster Aiton). Si raccoglie di frequente nelle pinete delle zone costiere ed in quelle artificiali delle aree interne. Rifugge i suoli fortemente argillosi. Preferisce i suoli molto drenanti per tessitura o presenza di scheletro e pertanto capaci di perdere acqua velocemente ad opera dell’insolazione e dell’esposizione ai venti. Preferisce terreni a reazione sub-alcalina e ben dotati calcare pur esistendo siti che ne sono poveri. La tessitura del suolo deve assicurare un buon drenaggio delle acque e l’aerazione del terreno. Misurazioni della densità apparente del suolo confermano la tendenza del Bianchetto a preferire orizzonti soffici e poco compattati.
La densità apparente del suolo sembra essere inversamente collegata con la pezzatura dei carpofori (alti valori danno pezzature più piccole e viceversa).
Esemplari interi e in sezione di Tuber borchii Vittad.
Clima – E’ una specie dotata di notevole plasticità ambientale, potendo svilupparsi dal livello del mare fino ai 1000 metri di quota. Cresce un po’ in tutti i tipi climatici, fatta eccezione del “perumido” montano. Non teme i climi caldi e siccitosi, sopporta i climi rigidi e piovosi. Da un punto di vista microclimatico preferisce le posizioni ben assolate e illuminate e una scarsa copertura vegetale.
Vegetazione – L’habitat preferito dal bianchetto è rappresentato dalle pinete. Si raccoglie anche nei boschi di leccio, nei querceti radi e nei cisteti a Cistus incanus L.
Può vivere in simbiosi con tutte le specie citate per i tartufi neri e per il tartufo bianco (Tuber magnatum Pico). Si comporta da specie pioniera e si può trovare anche negli impianti effettuati con piantine micorrizate dal tartufo bianco.
Orografia – Preferisce le pinete delle aree pianeggianti prossime al mare. Nelle zone interne si localizza quasi esclusivamente nelle parti alte e medio alte dei versanti, in particolare nelle zone sommitali, generalmente poco pendenti (0-15%). Rifugge le zone di fondovalle.
Ciclo riproduttivo – La formazione dei carpofori inizia durante il periodo autunnale e la maturazione si verifica alla fine dell’inverno e inizio primavera. Il bianchetto viene comunemente chiamato “marzuolo” perché marzo è il mese di maggior maturazione dei corpi fruttiferi. Il periodo di fruttificazione è anticipato nelle zone a clima mediterraneo (gennaio-febbraio) e posticipato in collina (febbraio-marzo) e ancora di più in montagna (marzo-aprile).
Coltivazione . Il bianchetto non mostra particolari problemi di coltivazione ed inoltre è poco esigente dal punto di vista nutrizionale. Si raccomanda di impiantare le tartufaie in suoli soffici e molto permeabili.
Cisteto a Cistus incanus L. dove si raccoglie il tartufo bianchetto.
Tartufaia naturale di tartufo bianchetto in una pineta a Pinus pinea L.
Tuber brumale Vittad (Tartufo brumale)
Terreno – Il tartufo brumale preferisce gli stessi terreni dove cresce il tartufo nero pregiato e spesso si comporta da competitore di quest’ultimo. Nelle tartufaie di tartufo nero sottoposte a frequenti irrigazioni spesso si verifica la presenza del tartufo brumale. Ciò succede perché l’irrigazione favorisce la perdita del carbonato di calcio e l’aumento dell’umidità del suolo: fattori negativi al tartufo nero e positivi per il tartufo brumale. Come tutte le altre specie di tartufo preferisce suoli sub-alcalini con un certo tenore di carbonato di calcio solubile (calcare attivo).
Clima – Preferisce climi sub mediterranei caratterizzati da un limitato periodo di aridità estiva. Si sviluppa da 200-250 m.s.l.m. fino al limite del Fagetum.
Vegetazione – Vive in simbiosi con le stesse specie citate per il tartufo nero pregiato. Si rileva una certa preferenza per il nocciolo. Non sopporta il forte ombreggiamento.
Orografia – Non mostra particolari preferenze di altitudine, esposizione ed inclinazione del suolo.
Ciclo riproduttivo – I corpi fruttiferi si formano a fine estate e maturano in inverno. Rispetto al tartufo nero pregiato si raccolgono con circa un mese di ritardo: gennaio – marzo.
Coltivazione – Il tartufo brumale può essere coltivato nei terreni non perfettamente idonei al tartufo nero pregiato. Completa il suo ciclo nei suoli calcarei, permeabili, ma anche parzialmente decalcificati con valori di pH intorno a 7,5. Suoli che spesso vengono utilizzati per impiantare le tartufaie di tartufo nero destinate al fallimento produttivo.
Ambiente di raccolta di Tuber brumale Vittad.
Tuber brumale Vittad. Forma moschatum Ferry (Tartufo moscato o forte di campo)
Si tratta di una varietà che ha le stesse esigenze di terreno, clima, vegetazione ed orografia del tartufo brumale.
Tuber macrosporum Vittad. (Tartufo nero liscio)
Terreno – Preferisce terreni calcarei permeabili e sufficientemente profondi, freschi e mai aridi. Allo stato naturale si trova nelle stesse aree dove si raccoglie il Tartufo bianco pregiato. Al contrario del tartufo bianco vive anche in terreni ricchi di ferro e pertanto di colore rossiccio. Comunemente si localizza nelle aree di fondo valle e lungo i fossati dove c’è un apporto continuo di umidità.
Esemplari di Tuber macrosporum Vittad.
Tuber macrosporum Vittad. affiorante sul terreno.
Raccolta di Tuber macrosporum Vittad.
Clima – Il clima delle aree di crescita del tartufo nero liscio è condizionato dalla vegetazione che opera un ombreggiamento totale del suolo. In queste condizioni, considerando la localizzazione di fondovalle, il clima che si realizza nella tartufaia è diverso dal clima generale della zona: in estate è molto più fresco ed in inverno comunemente non gela anche perché spesso è ricoperto dalle foglie. Il clima è quindi caratterizzato da limitate escursioni termiche giornaliere e stagionali.
Vegetazione – La vegetazione che si rinviene nelle tartufaie naturali di tartufo nero liscio è spesso lussureggiante ed opera un ombreggiamento totale del suolo. La profondità del suolo e la presenza di una buona umidità in tutte le stagioni favorisce lo sviluppo degli alberi e la presenza di specie indicatrici di ambienti freschi quali i salici (Salix sp.pl. e pioppi sp.pl.). Le principali specie simbionti sono: (Populus alba L., P. nigra L., P. tremula L., Salix alba L., S. caprea L., Quercus. Cerris L.,, Q. robur L., Q. pubescens Willd., Ostrya carpinifolia Scop., Corylus avellana L., Tilia cordata Mill., Tilia platiphyllos Scop., Tilia x vulgaris Hayne.
Orografia – Comunemente si localizza nei fondo valle freschi e lungo i fossati cioè dove c’è un apporto continuo di umidità.
Ciclo riproduttivo – La raccolta inizia il mese di settembre e continua fino a tutto il mese di dicembre. Il ciclo sembra simile a quello del tartufo bianco pregiato.
Coltivazione – F’ una specie interessante perché può consentire di utilizzare i terreni di fondovalle non idonei al tartufo bianco pregiato. Il tartufo nero liscio, al contrario del tartufo bianco, sopporta il ferro per cui si può coltivare nei fondovalle in terreni di colore rossiccio. L’impianto deve esse realizzato utilizzando una densità che consenta un precoce e totale ombreggiamento del suolo.
Ambienta naturale di raccolta di Tuber macrosporum Vittad.
Tartufaia naturale di Tuber macrosporum Vittad.
Tuber magnatum Pico (Tartufo bianco pregiato)
Terreno – Il suolo dove cresce il tartufo deriva da da:
– arenarie (substrato con notevole quantità di sabbia rinsaldata da sostanza cementante),
– marne (substrato in cui calcare ed argilla sono nella stessa quantità),
– calcari marnosi (in cui la percentuale del carbonato di calcio prevale sull’argilla),
– marne argillose (in cui l’argilla predomina sul carbonato di calcio)
I terreni sono poco evoluti o ringiovaniti dalle erosioni o dalle alluvioni. Sono profondi e e sempre sufficientemente freschi, mai aridi.
L’analisi del terreno mostra: tessitura prevalentemente franca o franco-sabbiosa, ricchezza di calcare, pH intorno a 8, materia organica circa 3% (varia da 1 a 6), rapporto C/N 12 – 13, mancanza di ferro per cui terreni non sono mai di colore tendente al rosso. Non forma i pianelli come i tartufi neri.
Esemplari di Tuber magnatum Pico.
Clima – E’ di tipo sub – mediterraneo con limitato periodo di aridità estiva. Nelle tartufaie, comunque, si realizza un microclima molto diverso da quello che si rileva nella zona. L’ombreggiamento della vegetazione insieme ai residui vegetali e agli arbusti che ricoprono il terreno impediscono il riscaldamento estivo del suolo e il forte raffreddamento invernale. Al pari del tartufo nero liscio il suolo subisce limitate escursioni termiche giornaliere e stagionali.
Vegetazione – E’ lussureggiante capace di determinare una copertura completa del suolo. Le specie presenti nella vegetazione che sono anche quelle simbionti sono: Salicaceae (Populus alba L., P. nigra L. ,P. tremula L., Salix alba L., S. caprea L., ecc.). Fagaceae (Q. cerris L., Q. robur L., Quercus pubescens Willd., eccezionalmente Q. ilex L.).
Corylaceae: (Ostrya carpinifolia Scop., Carpinu betulus L., Corylus avellana L.), Tiliaceae: (Tilia cordata Mill., Tilia platiphyllos Scop., Tilia x vulgaris Hayne).
Oltre agli alberi simbionti sono sempre presenti numerose specie arbustive che complicano la vegetazione e concorrono ad aumentare l’ombreggiamento del suolo.
Orografia – Vegeta e fruttifica a quote comprese tra il livello del mare fino a 1000 m.s.l.m. Comunemente si localizza nei fondo valle freschi e lungo i fossati dove c’è un apporto continuo di umidità. Si trova anche lungo i versanti ma dove si verificano condizioni di sufficiente umidità e di suolo giovane che si ringiovanisce continuamente.
Ciclo riproduttivo – I corpi fruttiferi si raccolgono dal mese di settembre fino a tutto dicembre. Negli ultimi anni, in seguito ai cambiamenti climatici, sono stati raccolti tartufi bianchi anche nel mese di gennaio. I tartufi che si raccolgono a settembre sono sempre invasi da larve e vengono indicati con il termine “fioroni”. La raccolta dei tartufi buoni inizia subito dopo le piogge autunnali che provocano anche un raffreddamento del suolo.
Coltivazione – Ancora non vengono prodotte, su larga scala, le piante micorrizate dal tartufo bianco. In mancanza di piante tartufigene si possono mettere a dimora talee di pioppo e di salice negli ambienti particolarmente idonei al tartufo bianco pregiato. Intorno alle talee si possono seminare le spore per favorire la micorrizazione e la futura produzione.
Viale di tigli (Tilia platiphyllos Scop) dove si raccoglie il tartufo bianco pregiato.
Calanchi presenti in aree tartufigene di Tuber magnatum Pico.
Ambiente produtivo di Tuber magnatum Pico presente nella parte bassa dei calanchi dove il terreno conserva un sufficiente grado di umidità.
Fosso di scolo delle acque dove si raccoglie in tartufo bianco pregiato.
Ambiente produttivo di Tuber magnatum Pico.
Tuber mesentericum Vittad (Tartufo ordinario di Bagnoli)
Terreno – Terreni sciolti e decalcificati tipici dei boschi di faggio.
Clima – Clima continentale che si realizza a quote elevate nella fascia del fagentum. Solo raramente si raccolgono nell’ambiente sub-mediterraneo.
Vegetazione – Boschi montani. Le specie con cui entra in simbiosi sono le medesime di quelle citate per Tuber aestivum. Comunemente si raccoglie nelle faggete.
Orografia – Preferisce altitudini superiori a 800 m.s.l.m. Non mostra particolari preferenze nei confronti dell’esposizione e dell’inclinazione del suolo.
Ciclo produttivo – Matura in autunno, inizio inverno.
Coltivazione – Ancora non viene coltivato perché è difficoltosa la micorrizazione delle piante ed inoltre risulta difficile la realizzazione delle condizioni ambientali idonee alla fruttificazione (ambiente boschivo) in tempi non eccessivamente lunghi.
Tuber mesentericum Vittad.
Faggeta dove si raccoglie Tuber mesentericum Vittad.