In una precedente nota (Mattia Bencivenga 10/03/2021) vennero riportati i risultati produttivi di una piccola tartufaia realizzata in località Badiola, Marsciano (PG).
Ritengo utile riferire e commentare i risultati dei successivi due anni.
Le ultime due stagioni (anno 2021 e 2022) sono state caratterizzate da una primavera ed un’estate, da marzo a fine agosto, particolarmente siccitose e calde.
Questo clima ha determinato la quasi completa perdita di produzione della tartufaia e, in generale, delle tartufaie naturali umbre.
A Badiola non sono state eseguite le irrigazioni e, nell’ultima stagione, neanche la sarchiatura.
Se avessi continuato a sarchiare ed irrigare la tartufaia, avrei certamente ottenuto una certa produzione come si è verificato nelle tartufaie coltivate, irrigate e sarchiate condotte da alcuni tartuficoltori umbri.
Si riconferma, quindi, l’importanza di questi interventi in tartuficoltura.
Nei pressi della tartufaia di Badiola sono stati raccolti una decina di tartufi in un terreno compatto, sodo e alquanto lontano dalle piante simbionti (10-15 m), ma situato presso una presa d’acqua che perdeva continuamente qualche goccia.
Altri esemplari sono stati raccolti nelle immediate vicinanze di un paio di grossi vasi contenenti piante che venivano irrigate periodicamente: ovviamente qualche goccia d’acqua fuoriusciva dai fori del vaso.
Racconto questi semplici episodi per ricordare l’importanza dell’acqua in tartuficoltura: acqua che deve essere distribuita periodicamente senza interruzioni.
Se viene iniziata l’irrigazione è importante fare un piano di interventi che prevede irrigazioni periodici da ripetere negli anni: l’interruzione dell’irrigazione può provocare l’esaurimento produttivo parziale o totale della tartufaia.
Va rilevato un altro problema:
a Badiola era stato eseguito uno schema d’impianto a scacchiera cioè a gruppi di specie simbionti.
Lo schema prevedeva un gruppo di piante di carpino nero, un gruppo di nocciolo, un gruppo di roverelle, un gruppo di pino da pinoli e infine un gruppo di cerri.
I carpini neri, a causa della siccità e probabilmente della fisiologia della specie, sono progressivamente tutti morti creando un vuoto nella tartufaia. Lo stesso fenomeno si è verificato a carico dei noccioli che sono lentamente tutti morti creando un ulteriore vuoto.
Da questi risultati emergono alcune considerazioni:
- in una tartufaia consociata è bene alternare i vari simbionti perché, se quelli di una specie muoiono per cause diverse, non si formano grossi vuoti, ma piccoli spazi che vengono colonizzati dalle piante simbionti vicine;
- l’attacco di un parassita, come si sta verificando per i carpini in diverse tartufaie umbre, è più aggressivo quando le piante sono vicine tra di loro perché viene facilitata la trasmissione del parassita;
- si verifica spesso una sinergia tra specie simbionti diverse tale da facilitare e incrementare la produzione; è nota la sinergia che si verifica tra il pino e una latifoglia.
Spero che queste semplici osservazioni siano utili ai tartuficoltori per condurre le loro tartufaie coltivate.
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