Cenni alla coltivazione

– La realizzazione di una tartufaia prevede che vengano soddisfatti i seguenti elementi:
– Pianta tartufigena idonea;
– Ambiente di coltivazione adatto alla specie di tartufo da coltivare;
– Idonee tecniche colturali di prei-mpianto, impianto e post-impianto.

Pianta tartufigena idonea

Con questo termine s’intende una giovane pianta che presenta l’apparato radicale colonizzato dal micelio di una specie di tartufo (micorrizata).  Presenta, cioè, le micorrize che si presentano come ipertrofie degli apici radicali della pianta simbionte e sono riconoscibili per caratteri distintivi tipici di ogni specie di tartufo.  Questo consente di poter riconoscere le micorrize e certificare la micorrizazione di una pianta. Una buona pianta tartufigena deve avere i seguenti requisiti:

  • robusta e priva di malattie parassitarie;
  • buon rapporto tra apparato radicale ed aereo;
  • micorrizazione rispondente ai parametri previsti dal metodo di controllo delle piante tartufigene.
  • possedere il certificato di origine forestale della semente e il certificato di micorrizazione.

Ambiente di coltivazione adatto alla specie di tartufo da coltivare

Ogni tartufo cresce solo in determinati terreni e in precise condizioni climatiche.
Nei confronti del suolo è opportuna un’analisi fisico-chimica per valutare la granulometria, il pH, la quantità di carbonati totali e solubili, la percentuale di materia organica e il rapporto C/N.
Nei riguardi del clima si ritiene utile un’analisi climatica solo nei casi di assenza, allo stato spontaneo nella zona d’impianto, della specie di tartufo che s’intende coltivare.
Il tecnico incaricato del progetto d’impianto sceglie la specie di tartufo e la specie di pianta simbionte in base ai caratteri del suolo e del clima, all’orografia cioè l’altitudine, l’esposizione e l’inclinazione del sito d’impianto, e alla presenza spontanea di una o più specie simbionti nella zona.

Idonee tecniche colturali di pre-impianto

Preparazione del terreno

Vengono eseguiti gli interventi colturali che consentono di preparare un terreno idoneo allo sviluppo delle piante simbionti e delle micorrize presenti nel loro apparato radicale.

Occorre distinguere i terreni nudi (seminativi o pascoli) da quelli dove è presente una vegetazione di arbusti e alberi (ex seminativi)

Nei seminativi è consigliabile una rippatura, per rendere permeabile il terreno in profondità,  un’aratura superficiale e una sarchiatura.

Nei casi di ex seminativi è opportuno eliminare la vegetazione legnosa, operare un’aratura ed una o più estirpature per portare in superficie ed asportare le radici rimaste interrate. Eseguiti questi interventi è opportuno lasciare a riposo o coltivare con colture erbacee il terreno per uno o due anni al fine di favorire l’eliminazione dei propaguli dei funghi simbionti che erano presenti nelle radici della vegetazione asportata.

Nel caso siano presenti sassi di grosse dimensioni è opportuno asportarli o frantumarli: la presenza di sassi calcarei di dimensioni tali da non ostacolare gli interventi colturali è considerata positiva perché costituisce una riserva di calcio e un ottimo materiale pacciamante.

Rippatura del terreno

Affinamento delle zolle

Scelta della specie di tartufo

La specie di tartufo viene scelta in base ai caratteri ambientali del sito d’impianto. E’ il momento più importante della tartuficoltura: se l’ambiente non è favorevole alla specie di tartufo che si intende coltivare, inevitabilmente si verifica il fallimento della tartufaia nonostante l’uso di piante ben micorrizate.

Scelta della specie di pianta simbionte

La specie di pianta simbionte va scelta tra quelle presenti allo stato spontaneo in zona. Si consiglia di utilizzare una specie (o più specie in consociazione) scelte tra le piante simbionti spontanee nella zona d’impianto.

Reperimento delle piante tartufigene

Il Vivaio Caterina fornisce piante provviste del certificato di micorrizazione, rilasciato dall’Università degli Studi di Perugia, e il certificato di origine forestale della semente. Si consiglia di diffidare dei vivai che non rilasciano il certificato di micorrizazione.

Scelta della densità e del sesto d’impianto

La densità d’impianto va valutata in base alle dimensioni che raggiungono le piante simbionti nella zona di coltivazione, alle esigenze di ombreggiamento della specie di tartufo coltivata e per favorire le operazioni colturali.

Idonee tecniche colturali d’impianto

Squadro del terreno

La prima operazione è lo squadro del terreno secondo le densità e la disposizione delle piante scelte nella fase di progettazione della tartufaia. Nei punti di trapianto vengono messi a dimora paletti robusti alti fuori terra circa un metro. Ogni paletto dovrà resistere in loco per almeno tre anni.

Trapianto

Durante questa fase è opportuno fare attenzione a non rompere il pane di terra di cui è fornita la pianta micorrizata e soprattutto alla profondità di trapianto, che deve essere la stessa di quella del contenitore di allevamento della piantina. E’ consigliabile distribuire spore di tartufo intorno al pane di terra durante il trapianto.

Tartufaia coltivata di Tuber melanosporum Vittad, dell’età di 2 anni, pianta simbionte Quercus pubescens Willd

Idonee tecniche colturali di pot-impianto

Periodo improduttivo 

Periodo durante il quale la pianta si prepara a produrre ma ancora non si è verificata la creazione dei tartufi. In questo periodo è necessario effettuare gli interventi colturali che favoriscono l’accrescimento della pianta e la diffusione delle micorrize nel loro apparato radicale. Gli interventi consigliati sono:

Irrigazione. E’ importante soprattutto nei primi due anni per garantire l’attecchimento delle piante simbionti.

Tartufaia produttiva di Tuber melanosporum Vittad., irrigata con imnpianto d’irrigazione fisso

Sarchiatura: E’ necessaria per contenere la vegetazione erbacea infestante e costringere l’apparato radicale a svilupparsi al di sotto dei 10-15 cm. La sarchiatura deve interessare l’intera tartufaia e sarà meccanica nelle interfile e manuale intorno a ogni singola pianta. Questo intervento può essere ripetuto più volte nel corso di una stagione vegetativa.

Tartufaia produttiva di Tuber melanosporum Vittad., sarchiata e irrigata

Potatura: Ha lo scopo di favorire lo sviluppo armonico delle piante rispettando le esigenze di ombreggiamento della specie di tartufo coltivata. Potrà essere monocaule o a cespuglio in relazione al comportamento naturale delle piante simbionti (es. monocaule per le querce, cespuglio con pochi polloni per il nocciolo).

Pacciamatura: Consiste nella copertura del suolo, in prossimità di ogni pianta, per contenere lo sviluppo delle erbe spontanee e limitare la perdita di acqua del suolo. E’ consigliata nei casi di carenza di acqua per le irrigazioni.

Tartufaia coltivata pacciamata con stuoie di canna

Tartufaia coltivata pacciamata con fiscoli usati nella estrazione dell’olio di oliva

Taglio della vegetazione erbacea: Se vengono fatte le sarchiature è un intervento non necessario. 

Difesa parassitaria: Da effettuare solo se l’attacco parassitario è tale da danneggiare fortemente le piante tartufigene. In tali casi occorre rivolgersi a un tecnico esperto.

Risarcimento delle fallanze: Durante il primo anno si può verificare la morte di qualche pianta che potrà essere rimpiazzata con analoghe piante micorrizate. 

Periodo produttivo

Quando inizia la produzione dei tartufi o si rendono evidenti i segni premonitori (pianelli), gli interventi colturali hanno lo scopo di favorire la formazione e l’accrescimento dei tartufi.

Gli interventi più importanti sono: 

Irrigazione: E’ consigliabile solo se si dispone di una sufficiente quantità di acqua non inquinata.  In questo caso, insieme a un bravo tecnico, viene effettuato un programma d’irrigazione che deve essere seguito scrupolosamente. 

Sarchiatura: E’ consigliabile per favorire l’accrescimento dei tartufi, proteggerli dalla siccità, dalle temperature avverse e dagli animali ed insetti che danneggiano i corpi fruttiferi. Va eseguita alla stessa profondità di quella effettuata nel periodo improduttivo e sarà praticata una sola volta alla ripresa vegetativa delle piante simbionti (aprile maggio) per Tuber melanosporum, T. brumale, Tuber magnatum, T. borchii, T. macrosporum e nel mese di settembre per Tuber aestivum. 

Potatura: Ha lo scopo di favorire il giusto ombreggiamento del suolo, armonizzare la chioma e  ringiovanire continuamente le piante simbionti. 

Pacciamatura: E’ una pratica molto importante soprattutto per la coltivazione di Tuber melanosporum data la difficoltà di reperire l’acqua per l’irrigazione nelle zone idonee alla sua coltivazione. 

Difesa parassitaria: Da effettuare solo nel caso di forti attacchi parassitari. 

Inoculo sporale: Consiste nella distribuzione di spore di tartufo intorno alle piante simbionti prima della sarchiatura del terreno. E’ consigliabile soprattutto per le piante non o poco produttive.

Pin It on Pinterest

Share This